Gli artisti, come terminazioni nervose della società e cassa di risonanza dei cambiamenti, da sempre hanno scritto con pennello, scalpello, macchina fotografica la storia. E quando la storia parla di libertà, in seguito alla caduta di un regime e alla cacciata di un oppressore, l’arte che la racconta diventa particolarmente forte, passionale, indelebile.
La liberazione dell’Europa e dell’Italia dal Nazifascismo è stata vissuta e raccontata da numerosi artisti che, con le loro opere, hanno documentato un momento storico e creato, in molti casi, un nuovo linguaggio artistico. L’”arte della libertà” è un’espressione di pensiero libera, spontanea, dirompente che si contrappone al rigido e impersonale conformismo dell’arte di regime.
Artisti come Renato Guttuso, Afro, Marino Mazzacurati, Remo Brindisi in Italia, ma anche Xavier Bueno, Georg Grosz, Otto Dix, Käthe Kollowitz all’estero, sono testimoni di un’epoca e portavoce di una resistenza culturale non meno importante di quella bellica e altrettanto perseguitata.
L’arte della libertà ha tante facce: è arte della sofferenza, per non dimenticare ma è anche arte del cambiamento, della vita, della ricostruzione. Può assumere sfumature ironiche e beffarde quando si contamina con la satira. Dà corpo a diverse sfaccettature dello stesso sentire contribuendo a delineare un quadro completo che va oltre la lettura dei dati storici per entrare nell’animo delle persone.
Alcuni di questi quadri sono un “mai più”, altri un “per sempre”.
Perché passioni così forti non sempre possono essere espresse a parole…