Luca Pignatelli e l’astrazione

Luca Pignatelli, La caccia, 2014, tecnica mista su carta, 157 x 247,5

Luca Pignatelli, La caccia, 2014, tecnica mista su carta, 157 x 247,5

Fermento e stile in questi giorni vanno di pari passo in Via Mecenate a Milano dove, al civico 77 Giuseppe Lezzi ha aperto  M77gallery, il suo nuovo spazio espositivo nel quale Luca Pignatelli ha presentato la sua ultima produzione: una serie di lavori su carta dal titolo Off Paper.

Pignatelli è a un cambio di rotta nella sua produzione e Off paper è la serie che sancisce il suo affascinante approccio all’astrazione. Mentre in contemporanea al Museo di Capodimonte a Napoli è in corso un’altra sua monografica, curata da Achille Bonito Oliva, nella quale dominano le sue opere a tema scultoreo e classico.

La monografica di Milano segna una nuova tappa del viaggio di Pignatelli nella trascrizione del mondo. E’ caratterizzata da un’astrazione quasi tribale che presenta ancora qualche traccia di figurazione, opere che mi hanno molto affascinato e che portano echi lontani evocando lo stridore  di una pietra che migliaia di anni fa tracciava graffiti sulle rocce della Valcamonica. Sono segni che avvincono lo sguardo che in essi cerca storie e immagini senza trovare né le une ne’ le altre in modo compiuto.

Luca Pignatelli, Cosmographie 8818, tecnica mista su carta, 272,7 x 400

Luca Pignatelli, Cosmographie 8818, tecnica mista su carta, 272,7 x 400

Un altro gruppo di opere suggerisce poi un’astrazione più compiuta ma anche composta e calibrata. Sono segni che, come traduce Michele Bonuomo, curatore della mostra, sembrano voler misurare lo spazio. La ricerca sul segno è in queste opere importante quanto quella sui materiali che diventano essi stessi linee, fondi e campiture.

Luca Pignatelli, Icona, 2014, tecnica mista su carta intelata, 197 x 171,3

Luca Pignatelli, Icona, 2014, tecnica mista su carta intelata, 197 x 171,3

Le nuove opere hanno attirato un pubblico selezionato, fatto di collezionisti provenienti da tutt’Italia, giornalisti, critici, galleristi italiani e stranieri e il meglio degli artisti contemporanei. Sguardi sorpresi e affascinati, la circospezione di chi studia lungamente i pezzi da ogni angolazione come per carpire il segreto di una nuova ricerca artistica.

Luca Pignatelli, Off paper

30 maggio – 27 settembre 2014

M77 Gallery

Via Mecenate, 77, Milano

 

La primavera culturale Italiana: M^C^O

La crisi economica sta portando con sé risvolti sociali non indifferenti, e il mondo dell’arte ne è coinvolto così come ogni altro settore.

Finanziamenti tagliati fino al 60-70% nel pubblico, scarse o scarsissime risorse economiche nel privato e un conseguente immobilismo terrorizzato stanno rendendo quasi impossibile continuare a lavorare nell’ambito delle arti figurative e della cultura in generale. I giovani lavoratori di arte, cultura, spettacolo vivono realtà al limite dell’incredibile.

Da diversi angoli del Paese però sembra iniziare a soffiare il vento del cambiamento.

Spuntano come funghi spazi culturali occupati che coraggiosi e vitalissimi gruppi auto organizzati stanno salvando da vendite scellerate, degrado, incuria.

L’ultima di queste avventure si chiama MACAO.

Il 5 maggio un gruppo di lavoratori dell’arte ha occupato la torre Galfa, un’enorme stabile di 33 piani completamente vuoto da 15 anni, in zona stazione centrale e ha dato vita al nuovo centro per le Arti  e la Cultura di Milano.

Obiettivo di questo nuovo progetto è quello di creare cultura e arte dal basso, attraverso una gestione condivisa e partecipata,  riappropriandosi di spazi inutilizzati e morti cui ridare vita in autonomia e fuori dalle logiche per cui, come si legge in uno dei testi programmatici del movimento, “la cultura è sempre più condannata ad essere servile e funzionale ai meccanismi di finanziarizzazione”.

Dal “Manifesto di MACAO” si legge anche: “Siamo quella moltitudine di lavoratori delle industrie creative che troppo spesso deve sottostare a condizioni umilianti di accesso al reddito, senza tutela, senza alcuna copertura in termini di welfare e senza essere nemmeno considerati interlocutori validi per l’attuale riforma del lavoro, tutta concentrata sullo strumentale dibattito intorno all’articolo 18. Siamo nati precari, siamo il cuore pulsante dell’economia del futuro, e non intendiamo continuare ad assecondare meccanismi di mancata redistribuzione e di sfruttamento. Apriamo MACAO perché la cultura si riprenda con forza un pezzo di Milano, in risposta a una storia che troppo spesso ha visto la città devastata per mano di professionisti di appalti pubblici, di spregiudicate concessioni edilizie, in una logica neo liberista che da sempre ha umiliato noi abitanti perseguendo un unico obiettivo: fare il profitto di pochi per escludere i molti”.

L’approccio di MACAO è lo specchio di questo nuovo clima che si inizia a respirare: un atteggiamento propositivo ed entusiasta, ironico e fattivo, costruttivo e concreto. In pieno stile “organizzati e lotta”

L’impatto mediatico di MACAO è stato impressionante: su Facebook da 7 maggio, ad oggi la sua pagina conta 29109 (VENTINOVEMILAECENTONOVE!) “mi piace”. Sono presenti anche su Twitter e Instagram con un aggiornamento continuo in tempo reale e un linguaggio vivace e festoso.

Il 15 maggio la Torre Galfa è stata sgomberata, ma il presidio continua ogni giorno e ogni notte ai piedi del palazzo.

L’esperimento MACAO è stato un gesto forte e vitale che, insieme a tante altre realtà (Teatro Valle e Cinema Palazzo di Roma, Sale Docks di Venezia, Teatro Coppola di Catania, Asilo della Creatività e della Conoscenza di Napoli, Teatro Garibaldi Aperto di Palermo ) ha dato una scrollata alla scena culturale italiana.

In momenti di crisi drammatica come quello che viviamo questi scoppi di vitalità, di voglia di costruire, di rischiare sulla propria pelle per impostare un nuovo futuro sono un segnale non meno importante dello spread in aumento.

Per saperne di più (e non è mai abbastanza…) http://www.macao.mi.it